L'ARTICOLO

L’avvocato smaterializzato

 

 La diffusione esponenziale di nuove tecnologie, fino a qualche decennio fa sconosciute, come per esempio: gli Smart Contracts, la Blockchain, le criptovalute e i Token, solo per citarne alcune, sta ridisegnando i rapporti intersoggettivi tra consumatori e investitori nonché tra privati ed avvocati e le generali regole del commercio e del processo.

In questo scenario il diritto si ritrova inesorabilmente travolto dall’onda rivoluzionaria del progresso tecnologico, che necessariamente lo coinvolge e rispetto al quale esso stesso non può rimanere indifferente.

Sotto questo aspetto la tanto chiacchierata Riforma Cartabia ha portato notevoli innovazioni, soprattutto per quanto attiene la giustizia telematica, non limitata più solo al processo civile, amministrativo e tributario bensì, seppur ancora parzialmente, anche al processo penale e a quello dinnanzi il Giudice di Pace.

In questo contesto l’avvocato non può che divenire interprete della trasformazione della società, integrandosi ed interagendo con tutto ciò che lo circonda, al fine di ricavarsi il proprio spazio.

È quindi naturale che in un anno così, in cui le discussioni sul metaverso e sull’AI (Artificial Intellingence) acquisiscono sempre più spazio nel dibattito giuridico, si parli della prossima più grande rivoluzione, di fatto già in essere: la smaterializzazione del processo e del ruolo dell’avvocato.

La metamorfosi del Diritto

La digitalizzazione, gli Smart contracts, i big data, l’AI, le ODR (on line Dispite Resolution) sono solamente alcuni degli aspetti che stanno coinvolgendo la nostra quotidianità.
È pertanto indiscutibile che le tradizionali categorie dogmatiche ed istituti giuridici siano sempre meno adatti a descrivere l’esperienza giuridica, attraversata da una costante e senza dubbio inevitabile metamorfosi, la cui principale causa è da iscrivere all’avvento degli strumenti tecnologici.

Un altro momento fondamentale è altresì riconducibile alla diffusione massificata di Internet, avvenuta alla fine degli anni novanta del secolo appena trascorso. In questo modo le distanze e le differenze tra gli ordinamenti sono state pian piano colmate, determinando una sorta di globalizzazione anche in diritto.

È per questo che sempre più spesso si parla infatti di diritto globale, i cui confini tra ordinamenti sono sempre meno evidenti.

È ormai assodata, per fare un esempio, la crescente rilevanza del diritto giudiziario come fonte del diritto anche in ordinamenti di civil law, i quali storicamente prediligono ad esso la legge positiva. Tale assunto è rafforzato anche dall’azione sempre più ingerente della Corte Europea e delle Istituzioni comunitarie, le quali modificano di fatto l’assetto degli ordinamenti nazionali.

In questo contesto, il diritto, come è successo a suo tempo con la società, sta sperimentando la globalizzazione, determinando di fatto il ritorno al diritto comune di età antica.

La metamorfosi dell'Avvocato

La professione dell’avvocato, come del resto viene richiesto anche a tutte le altre attività professionali, muta nelle forme e nel contenuto, al modificarsi degli usi, delle abitudini e delle passioni della società.

È indiscutibile, e quasi banale, sottolineare come le professioni legali, con particolare riferimento all’avvocatura, sono repentinamente mutate rispetto a qualche anno fa.

L’avvento dell’informatica e oggi, anche dell’intelligenza artificiale, stanno inesorabilmente sostituendo alcune attività professionali, come per esempio quella del deposito e notifica degli atti o della ricerca di precedenti giurisprudenziali, di cui, precedentemente si facevano carico le segreterie degli studi legali e in alternativa, i praticanti.

L’automazione tecnologica sembra però oggi in grado di affiancare e quasi sostituire il professionista anche in attività più specifiche. Si pensi a “Chat GBT”, recentemente oggetto di confronto nel nostro paese. Per coloro che non ne avessero già sentito parlare, si tratta di un software progettato per rispondere rapidamente per iscritto a richieste in maniera precisa e articolata. In quest’ottica l’utilizzo di tale software in ambito legale, porterebbe a risultati decisamente inquietanti e grotteschi.

Ipoteticamente, dando gli input ed i presupposti giusti, Chat GBT sarebbe in grado, seppur ancora embrionalmente, di scrivere memorie, atti di citazione, comparse e conclusionali. Sostituendo di fatto il professionista.

Lungi dal demonizzare lo strumento, si precisa come, se da una parte l’utilizzo di questa tecnologia generi fenomeni di disumanizzazione, minacciando addirittura la sopravvivenza di un’intera professione, dall’altro l’attuale espansione dell’AI pare offrire un ausilio indispensabile al professionista del futuro, il quale attraverso il suo sfruttamento, implementerebbe le sue competenze ed abilità.

Stante questa previsione, uomo e “macchina” collaborano tra loro, creando di fatto una sinergia volta unicamente all’efficientamento del servizio offerto alla propria clientela, e non alla sostituzione di uno degli attori in gioco.

Si osserva come, questa rivoluzione, come del resto accade sempre in questi casi, parta dal basso per poi infine essere compresa e recepita anche dall’alto: sono infatti le persone, e quindi i clienti, che necessitando di nuovi strumenti giuridici per svolgere le loro attività quotidiane si rivolgono a noi professionisti in cerca di una soluzione.

Il ruolo stesso del cliente è cambiato, soprattutto nell’ultimo decennio. Precedentemente, il cliente, nella scala valoriale di uno studio legale, ricopriva una posizione marginale, in quanto l’avvocato, con non poca arroganza e supponenza, non si adattava agli usi, erano loro ad adattarsi a suo modo di operare. In quest’ottica, il cliente era un soggetto passivo, il quale subiva le forme e gli atteggiamenti dell’avvocato. Oggi le cose sono cambiate. I clienti sono sempre più al centro dell’attenzione degli studi legali, così come i loro comportamenti e preferenze.

Pertanto, il professionista e il giurista devono costantemente aggiornarsi ed essere aperti alle sfide che gli si presentano. In un’ottica Darwiniana, è prevedibile, come accade del resto già negli Stati Uniti, e pian piano anche in Europa, che i professionisti e in generale gli studi legali che non saranno capaci di adattarsi ed evolversi, non potranno più realmente sopravvivere. La stessa dimensione domestica e nazione ha con il tempo mutato le proprie esigenze, in linea appunto con quanto accade all’estero. Si osserva come negli ultimi anni, i grandi studi legali, capaci di offrire servizi altamente specializzati e multidisciplinari, abbiano lentamente soppiantato i piccoli studi di provincia, a cui sono rimaste essenzialmente le “briciole”.

Questo non vuole essere in alcun modo una critica verso quegli studi medio/piccoli che ancora oggi, come le più romantiche botteghe artigiane, fanno delle piccole controversie giudiziarie il loro lavoro quotidiano. Tutt’altro. Questa rimane una semplice constatazione di un fenomeno ormai già avvenuto e di cui oggi è impossibile scorgere l’orizzonte finale.

Metaverso & Nuovi Confini

Sempre più spesso sentiamo parlare di Metaverso, ma vi siete mai chiesti se esso possa costituire un’opportunità anche per gli studi legali?

Recentemente, uno studio pubblicato dal sito americano “Above The Law”, ha messo in luce il rapporto tra professionisti e innovazioni tecnologiche, giungendo ad una conclusione impensabile solo pochi anni fa. Da quanto è emerso infatti, la stragrande maggioranza degli avvocati guarda con interesse e curiosità alle nuove sfide del panorama globale, tra le quali vi è senza dubbio il metaverso.

 

Nell’ottica, come si evidenziava nei paragrafi precedenti, di un diritto sempre più globale, senza confini, il metaverso si presta ad essere il mezzo ideale in cui vivere questa nuova esperienza giuridica.

Lo studio legale, e successivamente anche il tribunale, sarà il luogo in cui, il vero ed il virtuale non si distingueranno più, offrendo di fatto al professionista, e ai clienti, possibilità illimitate. Mentre stai leggendo questo articolo, infatti, in qualche Hub della California o della Cina Orientale, vi sono programmatori che lavorano per sviluppare forme di visualizzazione ipertestuale sempre più elaborate. Ecco che, appunto, quasi come in un’opera Pirandelliana, realtà e virtuale si sovrappongono, al fine di rendere quasi impercettibile la differenza tra il soggetto fisico e quello smaterializzato.

Il risultato sarà sbalorditivo, così come le sue sconfinate implicazioni.

Ma vuoi sapere la verità? Questo sta già accadendo, in “realtà”.

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